Cecina (cesn)

 

  Carlo Caselli 

  ( Viandante nel 1930)

   LUNIGIANA IGNOTA

 

La Lunigiana raccontata da un viandante ( Carlo Caselli ) che la percorse a piedi proprio per poter raggingere anche quelle zone che non possono essere attraversate dalle automobili : "pazientemente percorrerò mulattiere e sentieri sostando in ogni punto eloquente di memorie e di bellezze".

Ne esce un volume interessantissimo splendidamente descrittivo, ricco di curiosità e fascino.

 

Cecina di Fivizzano

 

- Iscrizioni votive a Nerone -  Statue-menhirs  -  La Tecchia di Tenerano - Il Castellaro -

  La tradizione delle tre campane.

 

Dal ponte di Monzone per una mulattiera, che tocca il piccolo casale di Isolano, passa in mezzo al villaggio di Terma e, dopo aver guadagnato il Castello di Viano, giungo a Cecina,  paesetto dimenticato,  perchè da tempo  senza  alcuna  strada. Cesna,  come  viene  chiamato a  Fivizzano  lontana  frazione  di  questo comune, sorge sopra un poggio ( m 250 ), alla destra del torrente Bardine, tributario dell'Aulella, alla sua volta affluente della Magra.

Il paesello,  composto di  poche  case  costruite per lo  più di pietre dall'aspetto di spugna, detto calcare cavernoso e, dai nativi Capròn, conta trecento abitanti.

Uno sciame di mosche, una dozzina di ragazzi bianchi di cera, tre donne vestite di nero e quattro uomini magri e affaticati: ecco come mi è apparsa Cecina.

Da uno spiazzo, al quale mena la via che taglia nel centro l'abitato, si scorgono sul dorso del poggio, degli ulivi, più sotto nel corso del Bardinetto, affluente del Bardine, un vecchio mulino e più distante, tra il folto dei castagni rosseggiano i tetti di tre case, a Ponte Vecchio, che paiono precipitate giù dal paese di Marciaso, il quale guarda dall'alto della parte opposta della valle.

Di fronte, i verdi fianchi del monte Bandita di Tenerano, con un cono montuoso più basso, il Castellaro. Giù nel torrente Bardine, ad un dislivello di circa cento metri, una frazione della parrocchia, la villa, detta Bardine di Cecina, per distinguerla da Bardine di  San Terenzo e da  Bardine di Gorasco,  altre due ville pure nella stessa vallata del torrente omonimo.

Cecina  un tempo fu sicuramente un borgo  murato con  castello che la  storia non ricorda, ma del quale i vecchi hanno sempre sentito parlare dai loro nonni e, che vogliono sorgesse contiguo all'attule abitato in un campo ulivato detto ancora oggi , Torricella (torscela).

Sebbene questo  paesetto si  presenti muto e senza  interesse alcuno,  d'esso parlano diversi documenti, alcuni di Roma antica ed altri di tempi che vanno oltre la storia.

 

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Sul principio del secolo scorso furono trovate, a Cecina, non si sa bene in quale località, due magnifiche iscrizioni votive scolpite in marmo, ora conservate nel Museo di Firenze.

     Ecco la prima :

Divae. Poppeae. Augustae - Imp. Neronis. Caesaris. Augusti-L. Titinius. L. F. Gal. Glaucus. Lucretianus.

Flam. Romae - Et Aug. II Vir. IV. P. C. Sevir. Eq. R. Curio. Proef. Fabr. Cos. Tr. Milit - Leg. XXII. Primig. Proef...Ato. Insularum. Baliarum. Tr. Mil - Leg. VI. Victricis. Ex. Voto. Suscepto. Pro  Salute. Imp. Neronis -

Quod Baliaribus. Voverat. Anno. A. Licinio. Cos. II. Vir - Et. Q. A...Urio. Nepote. Ube. Vellet. Ponorei. Voto. Compos - Minervae. Felicitati. Romae. Divo. Aug.

     La seconda :

Imp. Neroni. Claudio. Divi. Claudi. F. Gernt - Caesaris. N^. Ti. Caesaris. Aug. Pro. N^. Divi. Aug. Ab. N^. -

Caesari. Aug. Germ. P.M. Tr. Pol. XIII. Imp. XI. Cos. IIII - L. Titinius. L F. Gal. Glaucus. Lucretianus. Flam. Romae. Et. Aug. II. Vir - llll. P.C. Sevir. Eq. R. Curio. Pref. Fabr. Cos. Tr. Mil. Leg. XXII. Primig. Pref. Prolegato - Insular Baliarum. Tr. Mil. Leg. VI. Victricis. Ex. Voto. Suscepto. Pro Salute - Imp. Neronis. Quod. Baliaribus. Voverat. Anoo. A. Licinio. Nerva. Cos. II. Viris. Saufeto - Vegeto. Et. Q. Aburio. Nepote. Ube. Vellet. Poneret. Voto. Compos. posit. Jovi - Juno.....Minervae. Felicitati. Romae. Divo. Augusto. 

 

Come dice il Can. prof. A Sanguinetti  " E' un L. Titinio della tribù Galeria, che preso da non so quale amore

per quella cara gioia di Nerone, fa voti a parecchie Divinità per la preziosa salute di esso Imperatore : quando

non voglia dirsi che lo prendesse a pretesto per avere occasione di sciorinare per vanità una filatessa di titoli

da affogarvi il lettore. Le iscrizioni a  Nerone,  sono piuttosto rare, perchè i  Romani che non avevano per lui tanta tenerezza quanto questo  Titinio,  ne distrussero alla sua morte i monumenti e rasero i marmi che ne portavano il nome. Il titolo di Diva dato a Poppea mostra che il calcio del marito l'aveva già mandata in cielo

a farsi iscrivere nel novero degli Dei; questo avveniva l'anno 65 dell' E.V. e al 66 appartiene il voto di Titinio".

Questi era Flaminio di Roma, ordine sacerdotale,  Duumviro,  supremo magistrato di un municipio o d'una

colonia, di Luni,  Patronus Colonie,  era magistrato speciale, anche Curione ed ancora  Prefetto dei Fabbri.

La prima iscrizione è intestata alla Diva Poppea, la seconda all'Imperatore Nerone e contengono entrambe

voti per la salute.

 

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Altri documenti di memorie più antiche furono rinvenuti presso Ponte Vecchio. Il contadino Stefano Antonelli ,

nel  febbraio del  1905,  nel  ridurre ad orto un poggio castagnato nel possesso di certo  Andrea  Pelistri, in

località  Bocciari,  sulla  sponda  destra  del  rio  Navola (Nàola) che si getta nel  Bardinetto (Bardnèlo),  mise  in  luce   nove Statue-Menhirs.  Esse sono tutte conservate nel  Civico Museo  della  Spezia e disposte lungo lo scalone che sale alla Biblioteca, segnate coi numeri  83, 84, 85, 86, 87, 88, 89,90,91.  Sono di macigno ad impasto grossolano, roccia propria della vallata del  Bardine,  e furono trovate ritte l'una presso l'altra senza alcuna suppellettile funebre,  nè avanzi d'ossa umane,  nè di cenere, ma in terra  nera e  grassa,  ciò che  lascia supporre che si tratti di stele funerarie.

Come tutte le altre pietre della stessa natura rappersentativa, nella figurazione umana mancano gli arti inferiori e la bocca.  Le pietre di  Ponte Vecchio  furono trovate ad una profondità di circa  due  metri  e credo che non siano state sepolte dall'uomo,  ma che il loro interramento sia stato causato da una frana del monte vicino, frana che distrusse una parte dell'abitato che sorgeva in quella località di  Ponte Vecchio.  Appena un chilometro e mezzo sopra  Bocciari ed in fondo al rio Navola, si apre la  Tecchia  di  Tenerano,  una cavità naturale con entrata di  m. 43,  che mette  in una  sala  larga circa  m. 60  ed alta  m. 20. Sul fondo del salone, tutto rivestito di crosta stalagmitica, si estende per circa m. 12 un laghetto sempre pieno d'acqua. Il prof. Puini, assistente del geologo di Terrarossa, Igino Cocchi, rompendo una porzione della crosta stalagmitica,  vi raccolse ossa umane e cocci di vasi,  materiale che è stato completamente disperso prima di essere attentamente studiato.  Pure recentemente il  prof.  Ugo Rellini di Roma, vi raccolse pezzetti di carbone e

cocci d'un vaso di creta grossolana.

 

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Ed ora ascoltiamo i vecchi di Cecina, che parleranno per bocca di  Padre Daniele Duranti (vedi foto),  pure egli nativo di questo luogo.  Intorno al  Castellaro,  che si eleva conico poco distante dalla località  Bocciari, corre una tradizione che parla d'un tesoro entro  tre  campane che si troverebbero sepolte verso la sommità del cono montuoso. "" Bruno Della Rosa aggiunge : nelle vicinanze di Bardine c'è anche una radura che in passato aveva fama di essere luogo di raccolta delle streghe. In questa località, dove una volta correva la mulattiera che portava a Pesciola, si radunavano infatti le streghe vestite di bianco. Streghe dedite, stando alla leggenda, a danze sfrenate che eseguivano agitando fiaccole accese"" .

Gregorio Duranti e tutti i giovani del paese che sono saliti fino lassù, facendo un pò d'acrobazie, assicurano che  vi si trovano vestigia in  muratura e  grossi muri a secco. 

Anacleto Forfori (vedi foto vi  raccolse un  mortaio di  marmo,  che passò ad un parente.  Un altro  tesoro si  vuol sia  sepolto in vicinanza ad una casa detta  Suvia, nella villa Bardine di Cecina. Un terzo ancora si sarebbe trovato presso la località Val di Prada, ma questo,  al dire di tutti,  fu già scavato da ignoti e portato via vent'anni fa. Lavorando a fare scassi in  un orto a Ponte Vecchio di proprietà del Padre Duranti,  furono trovate abbondanti scorie di ferro, indizio sicuro che in  antico in quella  località  si  lavoravano minerali  di  ferro  e che forse v' era una  fonderia col metodo catalano. Tutti gli abitanti di  Cecina  sono convinti che il loro paese un tempo  si stendeva in  prossimità di Ponte vecchio,  dove  pure la  tradizione vuole  si  tenesse un  gran  mercato  in antico.  Con  la  scorta del materiale raccolto nella  Tecchia di Tenerano,  con le  Statue-menhirs  di  Bocciari,  con le scorie di ferro di Ponte Vecchio, con le vestigia del Castellaro e le iscrizioni votive a Nerone  trovate a Cecina, non che, con le tradizioni di tesori,  al solo  lume del  buon senso,  si può  argomentare che,  questo lembo  nascosto  e dimenticato di  Lunigiana,  ebbe  un  passato remoto degno di profondi studi.  L'uomo primitivo  neolitico, il Ligure Apuano, l'Etrusco ed il Romano, tutti hanno lasciato qui tracce evidenti del loro soggiorno. Forse per questa   Cesna (cesn)  passava una primitiva strada importante,  forse altri elementi preziosi alla preistoria si trovano sepolti dai detriti o dal terreno alluvionale del (torrente) Bardine.

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.......scrive Caselli....(da Marciaso)....Di qui si vede come la strada che, da Castelpoggio, saliva alla chiesa

del Collo, scendeva nel torrente Bardine, passando Ponte Vecchio,(dove tutt'ora esiete un ponte romano)

e risaliva al borgo di Cecina. Strada, certamente percorsa dalle legioni romane quando invasero il territorio

de' Liguri Apuani.........................

 

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