Cecina panorama
Cecina panorama

  

Cecina (cesn)

 

 Elio Gentili 

 "Le Apuane 1993 "   

( riv. di cultura - storia - etnologia )

 

Il BORGO DI CECINA

 

Cecina di Fivizzano (mt.405 s.l.m.), che comprende anche i casali di Bardine, di Ponte Vecchio e di Casalina, è situato sulla riva destra del fiume Bardine, tributario dell'Aulella affluente del fiume Magra.

Il borgo si erge sopra uno sperone roccioso alla base settentrionale del massiccio del Sagro, e presenta caratteristiche difensive molto forti; le case sono costruite secondo la classica tipologia medioevale << di pietra e malta a più piani, coperte da tetti in lastre di pietra o di tegole, adottate a partire dai secoli XIV-XVI>> e conservano ancora portali in pietra datati, spesso sormontati da un'immagine votiva in marmo.

Pochi sono gli spazi tra le case strette a formare archi e portici, mentre avanzi murari

fanno pensare forse ai ruderi di un antico "castellaro" apuo-ligure, eretto in posizione

strategica e quindi riadattato in epoca medioevale per il controllo dell'importante strada

che dal litorale di Luni convoglia il traffico commerciale verso la Lunigiana interna e la Garfagnana.  

Questo territorio appare intensamente popolato fin dal periodo Eneolitico ((3000-2000 anni A.C:)(periodo preistorico tra il Neolitico e l'Età del Bronzo)) come dimostra il ritrovamento in località Ponte Vecchio di un gruppo di nove statue stele rappresentanti guerrieri e divinità maschili e femminili poste in un allineamento non causale a protezione del villaggio. La romanizzazione della zona è documentata da scoperte archeologiche di notevole valore, sia nel vicino paese di Marciaso, che in Cecina stesso ( il cui nome trae origine dalla " Gens Cecina "), dove nei primi anni del secolo XVIII fu rinvenuta una lapide in marmo statuario " larga braccia uno e mezzo, e alta tre" colla quale un certo " LucioTicinio Glauco Lucreziano di patria pisano e decorato di molti impieghi onorifici militari e politici,avendo fatto nell'anno 65 di Cristo nelle isole Baleari un voto per la salute dell'imperatore Nerone", lo soddisfecie l'anno seguente.

 

             Quanto segue è presente anche in : Cecina: Chiesa S.G.Evang.

 

Dopo la cristianizzazione della Lunigiana, l'organizzazione ecclesiastica nella valle del Bardine sembra svilupparsi molto lentamente attorno alla Pieve di S. Martino di Viano. Difatti nell'elenco delle chiese e cappelle redatto sul finire del secolo XIII in occasione della raccolta delle " Decime " per il finanziamento delle Crociate, la Pieve di Viano vi compare con una sola cappella dipendente, quella di S. Bartolomeo di Marciaso. In Cecina probabilmente non si è ancora costituito un nucleo stabile residente che senta la necessitàdi edificarsi una cappella dotandola di qualche piccola rendita. Nel corso del secolo XIV la Pieve di Viano conosce un ulteriore sviluppo allargando la propriagiurisdizione sulla cappelle di S. Pietro di Cortila e di S. Giustina di Colla, mentre ancora non si fa menzione di Cecina. Dovremo così attendere fino al 1470 per trovare negli Atti del Sinodo della chiesa Lunense un " presbiter Johannes " della cappella di Cecina che denuncia un reddito estremamente basso di Lire 0 e soldi 10.

(Da: Un sinodo sconosciuto della Diocesi di Luni ( 1470-71 )).

Sul finire del '400 o nei primi anni del secolo XVI viene fondata in paese (di Cecina) una compagnia di Disciplinati intitolata alla Vergine -Annunziata- che si riunisce in un piccolo oratorio eretto poco distante dalla chiesa parrocchiale di S. Giovanni Evangelista, a fianco del cimitero. Il 29 novembre 1514 la confraternita è in grado di darsi propri Statuti che ne regolano l'organizzazione interna e l'attività religiosa ed assistenziale.

La chiesa e l'oratorio diventano due poli attorno ai quali ruotano tutte le attività del borgo sia religiose che economiche. Un inventario redatto verso la metà del '500 ci fa sapere che la chiesa di S. Giovanni possiede un patrimonio di 14 terreni più una casa, amministrato da un "operaro", mentre la "Mensa" parrocchiale può contare su un reddito derivante dall'affitto di 35 terreni ( per la maggior parte boschi e pascoli) oltre la casa canonica. Esiste in paese anche un'"Opera di S. Rocco" che denuncia il possesso di 12 pezzi di terra. Solo la compagnia dell'"Annunziata" risulta priva di mezzi di sostentamento essendo proibito dagli Statuti ricevere lasciti testamentari o donazioni.

Il 16 maggio 1568 la chiesa di S. Giovanni viene visitata da Canonico delle cattedrale di Sarzana Giovanni Griffi, in sostituzione del Cardinal Lomellini, il quale descrive un edificio poveramente arredato, privo di numerosi arredi per il culto e di un vaso d'argento per la custodia dell'Eucarestia. ""(Da E.Cavalli, il più antico manoscritto delle Visite pastorali della Diocesi di Luni, in Giornale storico della Lunigiana <<Ho visitato la Chiesa di Cecina, presente prete Giò Piero de Vincenti rettore, e ho visto ogni cosa diligentemente. Vi ho ordinato che nel tabernacolo del SS. Sacramento vi sia un vasetto piccolo d'argento per tenere el Corpo del predetto SS. Sacramento; e più che sia inalbato la chiesa fra sei mesi; e più che l'Opera faci un calice fra un anno per detta chiesa, sotto pena arbitraria>>"".

Ulteriori notizie sullo stato della chiesa le traiamo dagli Atti della Visita apostolica compiuta da mons. Peruzzi in data 22 marzo 1584. in quell'anno la parrocchia era retta ancora dal presbitero Giovanni Piero Vincenzi (ormai ottuagenario che si ritirerà l'anno successivo) il quale denunciava un reddito complessivo di scudi 30 l'anno. La popolazione residente in Cecina non superava le 120 anime da comunione e tutti compivano il precetto pasquale. Per aumentare la devozione verso l'Eucarestia il Visitatore ordinava di istituire in paese la confraternita del "SS. Sacramento". La chiesa, a una sola navata, presentava in quell'anno due altari : l'altar maggiore e quello di s. Maria; ma nonostante denunciasse un satis pinguis redditus, essa appariva nel complesso ancoraspoglia, priva com'era di baldacchino, di candelieri, e di altre suppellettili per le celebrazioni, con messali consunti dall'uso e pianete in cattivo stato. 

Neppure in questa occasione (così come nel 1568) venne visitato l'oratorio dei Disciplinati dell'"Annunziata ", impedendoci di conoscere lo stato dell'edificio, il numero degli iscritti e l'attività assistenziale e religiosa. Le indicazioni date dal Visitatore mons. Peruzzi furono prontamente accolte dalla comunità, tanto che nel giro di pochi anni potevano sorgere in paese, oltre la confraternita del " Sacramento ", anche quella del "Suffragio" e del "Rosario" che presero a radunarsi presso i rispettivi altari eretti nella chiesa di S. Giovanni grazie ai consistenti lasciti testamentari di cui erano beneficiari.

Verso la metà del secolo XVIII la chiesa di Cecina, forse per un assestamento del terreno, subiva notevoli danni alle strutture rischiando addirittura di crollare. Fu deciso allora di non restaurare l'edificio, ma di demolirlo e di riedificarlo dalle fondamenta. Impresa onerosa ed urgente che necessitava di consistenti finanziamenti che la sola " Opera di S. Giovanni" non poteva mettere insieme. Fu deciso così di far ricorso ai discreti patrimoni delle confraternite essendo la chiesa bene comunitario.

In data 26 luglio 1763 le compagnie laicali del "Sacramento", "Suffragio", "Rosario" assieme a quella dei Disciplinati deliberavano di fondersi in un solo sodalizio sotto la nuova denominazione del " Corpus Domini ed Assunta ", mettendo in comune i loro redditi, una parte dei quali veniva devoluta in favore dei lavori per la costruzione della nuova chiesa.

Nel 1783 la parrocchiale era costruita "ex novo a parte alcune muraglia del coro" e si invia una supplica al vescovo perché intervenisse per consacrarla nuovamente.

Nel 1790 la chiesa di s. Giovanni appare finalmente completa in tutte le sue parti: dalla facciata dipinta di bianco, agli altari laterali, alla sacrestia, arricchita con dipinti e sculture provenienti anche dal soppresso oratorio dei Disciplinati. Le confraternite intanto assumono la denominazione definitiva di " Compagnia della carità" scegliendo come divisa il saio turchino.

Le dure condizioni di vita della popolazione (che nei primi anni del secolo XIX era giunta a toccare le 170 unità) portano ben persto i giovani a scegliere la strada dell'emigrazione verso le cave di marmo del carrarese, fenomeno che si accentuerà ancor di più nel periodo tra le due guerre di questo secolo.Oggi a Cecina sopravvivono poche decine di abitanti, per la maggior parte anziani, dediti all'allevamento e alla'agricoltura, quasi isolati nella loro vallata, ma fieri della loro storia e della loro chiesa.