CANTO DELLA BEFANA

A CECINA

 

Il canto della Befana:

memorie lontane.

Dai precristiani, passando dal Rinascimento, fino ai giorni nostri.

 
Le origini dei canti della befana si perdono nella storia più antica, fanno parte di quel bagaglio ancestrale di riti pagani e che i secoli trasformeranno in religiosi. All'inizio  tutto è da ricondurre a quelle feste che prima del Cristianesimo indicavano le scadenze di un periodo agricolo, tutto era legato indissolubilmente al buon andamento del raccolto e alla sopravvivenza della comunità che per favorirsi nuovi e floridi raccolti procedeva liturgicamente con dei canti propiziatori e lo scambio di doni che significavano l'abbondanza, segno inequivocabile di ricchezza nella quantità di frutti che la terra avrebbe generato in quell'anno. Le cose cambiarono e nel II secolo dopo Cristo, fu istituita la festa dell'Epifania e la gente imparò a tenere entrambe le feste da una parte si festeggiava il suo significato religioso, ma dall'altra continuava il suo rito pagano benaugurante. Si arriva così nel periodo rinascimentale e si vede ancora che questi canti della Befana sono più che mai presenti, si parla in certi documenti che addirittura dopo i canti di questua vengono donate carni di maiale, infatti erano i giorni riconducibili all'uccisione dell'animale e alla conseguente abbondanza di carni che venivano poi redistribuite meticolosamente alle persone più povere. Si arriva così ai giorni nostri e guardiamo come si svolgevano e si svolgono adesso le befanate. La vigilia dell'Epifania verso il tramonto giovani e meno giovani si riuniscono nella piazza principale del paese per partire per il giro di questua, naturalmente dopo che uno di loro ha indossato i vestiti da Befana e si era
cosparso il viso di cenere per non farsi riconoscere.

 

L'Epifania cristiana celebra la rivelazione di Dio agli uomini nel suo Figlio, del Cristo ai Magi. Infatti, in greco, “epiphàneia”, significava “apparizione” o “rivelazione”. La Chiesa Cattolica festeggia il giorno dell'Epifania il 6 gennaio. L’origine di questa festa è antichissima, sembra risalga al II secolo d.C. Inizialmente ricordava il battesimo di Gesù, ed era celebrata sembra dalla setta degli gnostici basilidiani, che credevano che l’incarnazione di Cristo fosse avvenuta al suo battesimo, e non alla sua nascita. In seguito, l'istituzione della Festa dell'Epifania, una volta eliminati gli elementi gnostici, fu adottata dalla Chiesa Cristiana Orientale. Verso il IV secolo l'Epifania si diffuse in Occidente, e fu adottata anche dalla Chiesa di Roma nel V secolo. L’Epifania viene celebrata in Italia con molte usanze e tradizioni popolari, sicuramente meno marcata di quelle del Natale, ma non per questo meno affascinanti. La notte dell’Epifania è ritenuta magica: si dice che gli animali parlino nelle stalle e nei boschi circostanti. Ogni regione ha le sue leggende e usanze di varia origine ma la figura popolare certamente più famosa e anche misteriosa è quella della Befana, la vecchietta che durante l’anno abita nelle caverne e che a cavallo di una scopa magica porta i regali la notte tra il 5 e il 6 gennaio.

 

Per la festa della Befana anche a Cecina, tempo addietro, si celebrava il canto della bafana, "i cantori " andavano per il paese e frazioni limitrofe, porta a porta, o meglio " canicio pr canicio", a cantare una specie di stornello a serenata con il sacco e la chitarra. Ci si trovava nella piazza del paese, si decideva l'itinerario e si distribuivano i compiti.

C'era il portatore del sacco, tutti si offrivano per portarlo, che serviva per contenere le poche offerte fatte dalla padrona di casa che consistevano in noci o nocciole, pomi, qualche volta fichi secchi o un pò di farina di castagne, le offerte erano misere ma non mancava mai un bicchiere di vino offerto con affetto e generosità a tutti i cantori; guai saltare un porta di casa o un canicio, sorgeva un'offesa personale. C'era il suonatore di chitarra, spesso con corde mancanti ed il coro.

I cantori alla fine del giro, si riunivano o in una casa o nel glubo (club) e facevano baldoria, mangiando e bevendo ciò che era stato ricevuto in dono dalle famiglie.

Nello spostamento verso il paese di Bardine o i casolari succedevano molte cose buffe. O il portasacco si fermava per arraffare e mangiare qualcosa delle offerte ricevute ed allora la compagnia gli urlava dietro di smettere e volava qualche scappellotto o zigo (colpetto con le nocche sul capo), o qualcuno cadeva perchè non c'era illuminazione nella strada di spostamento che spesso era un viottolo o un selciato sconnesso, o per il troppo bere ed allora tutti giù a ridere ed a canzonare il malcapitato.

 

Testi dei canti

 

Il testo del canto seguente è stato dettato dal signor Remaggi Augusto della classe 1934.

Il suo ricordo lo riporta molto indietro fino a ricordare i compagni che hanno partecipato con

lui l'ultima volta al canto della befana (non ricorda la data): i sigg. Eliseo, Pietrino (Pie), Andreino, Amedeo, Amilcare, Sergio (Rovetti), Tulluio, Pelè, Giulio e altri. A quel tempo vi erano a Cecina molti canici : quelo d'Abramo, quelo d'Alfrè, quelo d'Rica, quelo d'R'muà, quelo d'Dante, Quelo d'Vrgì, quelo d'Niclè, quelo d'Vitò dal Campanilo, più quelli a Bardine, ed al mulin quelo d'Armete e la Rosina, alla Casalina ed al Canalòn. (Personalmente ricordo anche un canicio al Pontevecchio quelo d' Primo).

 

Questo il testo dello stornello:

 

 Siam venuti a salutarvi

 con il nome di Maria

 San Giuseppe in compagnia

 e la santa Pasqua d'armi

 siam venuti a salutarvi.....

 

  Salutiamo la padrona

 e la sua diletta figlia

 chi la vuole se la piglia

 Dio la faccia santa e buona

 salutiamo la padrona.....

 

 Noi di qui facciam partenza

 per andar poco lontano

 con il nostro cappello in mano

 le farem la riverenza

 noi di qui facciam partenza....

 

 Da un cassetto della Mirella, testo inviato dal figlio Andrea

 

 E' arrivata la Befana

 con la sua diletta figlia

 chi la vuole se la piglia

 Dio l'ha fatta santa e buona

 

 E' già nato il Redentore

 in una misera capanna

 con la figlia di S. Anna

 San Giuseppe il protettore

 

 Tre re magi dall'oriente

 da una stella accompagnati

 a Betlemme sono andati

 dove è nato il Redentore

 

 Salutiamo la padrona

 con la sua diletta figlia

 chi la vuole se la piglia

 Dio l'ha fatta santa e buona

 

 E portateci un fiaschetto

 di quel vino prelibato

 come Dio ve l'ha mandato

 dalla vigna benedetto

 

 Fichi secchi noci e pomi

 noccioline se ne avete

 più ce ne darete

 più sarete galantuomi

 

 Noi di qui farem partenza

 per andar poco lontano

 con il nostro cappello in mano

 noi farem la riverenza....