Chiesa di Cecina : S.G. Evangelista

Madonna in trono con Bambino e SS. Giovanni Battista e Pietro
Madonna in trono con Bambino e SS. Giovanni Battista e Pietro

 Caterina Rapetti

Storie di marmo

 

Cecina, chiesa di S. Giovanni Evangelista

 

Madonna in trono col Bambino e

i Santi Giovanni Battista e Pietro

( 192 x160 cm.)

 

L'ancòna ( pala o tavola dipinta o scultura, scompartita da un'incorniciatura architettonica a pilastri in marmo,stucco o pietra; generalmente sovrapposta ad un altare), tripartita da parate scanalate riempite per un terzo e culminanti in capitelli fogliati, presenta al centro la Vergine in trono con in braccio il Bambino, avvolta nel manto che le scende dal capo, ornato sul petto da una stella e ricadente dal grembo in piatte pieghe.

Sullo sfondo, emergenti da nubi a losanga, sono due protomi (nell'arte antica,elemento decorativo costituito dalla testa o dall'intero busto di una figura umana, animalesca o fantastica) di cherubini, mentre, al di sopra, due angeli inginocchiati sorreggono un ostensorio ad altorilievo. Questo insiste su di una base a sezione semicircolare che forma una corona sul capo della vergine. Il piedistallo è interrotto da un nodo a corda da cui si diparte una ornamentazione a foglie; nello specchio centrale presenta un' apertura circolare, che consentiva di riporre all'interno l'ostia consacrata ed in particolari circostanze di mostrarla, e culmina quindi in una cupola embricata. Ai lati del ciborio è l'iscrizione : OPA STE /COMUN. CECINE.

Entro le nicchie laterali culminanti a conchiglia, insistono ad altorilievo San Giovanni Battista, rivestito di pelli sormontate dal manto disposto trasversalmente e sorreggente con la mano un cartiglio, e San Pietro, con le simboliche chiavi ed il Libro. Un doppio fregio di protomi di cherubini e festoni di frutta orna i due ordini della soprastante trabeazione.

Sul basamento, ai piedi della Vergine è l'iscrizione : A D M S. MARIA MAGIO. R.. DIC IX /

HOC ALT RESTU F. TEMP P. SIMONS AB ULM / RECT ET BART.S IO.S DURATIS OPS.

La predella raffigura, secondo un motivo ricorrente, la teoria degli apostoli rappresentati frontalmente a mezzo busto. Al centro è il Cristo, ai cui lati, caratterizzati dagli attributi che li contraddistinguono, sono disposti Sant'Andrea, San Pietro e San Paolo, e gli altri mostranti un cartiglio.

L'ancona si caratterizza per l'inusuale inserimento dell'ostensorio, forse destinato alla funzione della monstrantia. La consuetudine dell' esposizione risulta attestata soprattutto in Germania, ma poco comune in Italia, dove avveniva principalmente nell'ottava del Corpus Domini. Analoga funzione è testimoniata, nell'area presa in esame, soltanto dalla lastra marmorea conservata a Pieve San Lorenzo e si è ipotizzata per la pala di Roggio, ove tuttavia l'Ostia consacrata poteva essere posta entro una struttura mobile.

La netta separazione della lastra che contiene l'ostensorio dalla sottostante nicchia fa ipotizzare che questa parte, al di sopra del capo della Vergine dove solitamente insiste la culminazione a conchiglia, sia stata inserita successivamente per consentire la collocazione dell'ostensorio, circostanza nella quale possono essere intervenute anche le modificazioni che hanno portato alla realizzazione del doppio ordine di trabeazione (elemento portante orizzontale che collega i pilastri o le colonne). Una trasformazione che tuttavia pare essere intervenuta non molto tempo dopo la realizzazione del trittico.

Questo, datato 1509, nell'impianto architettonico del registro principale e nella scelta ornamentale presenta affinità con la pala realizzata pochi anni prima da Giuliano di Manfredo nella chiesa di Arcola. Analoga appare l'impostazione delle nicchie con gli estradossi delimitati da una cornice ad ovuli ed ornati con corolle stilizzate, così come è presente nelle due opere il fregio a protomi di cherubini dalle ali distese intervallati da capitelli. Assonanze si riscontrano anche nella definizione dalla Vergine dal viso incorniciato dal velo che lascia intravedere due lunghe ciocche di capelli, mentre il manto ricade in ampie pieghe attorno alle braccia. Soltanto iconografico è il confronto con la figura del Battista della pala di Viano, analogamente caratterizzato dal manto disposto trasversalmente.

Un maestro non privo di originalità è l'autore della pala di Cecina, riconducibile ad un ambito in stretti contatti con Giuliano di Manfredo di Arcola; uno scultore che evidenzia in questa pala consapevolezza dei modi della coeva scultura veneto-lombarda.. 

Madonna in trono col Bambino
Madonna in trono col Bambino

 

Madonna in trono

col Bambino

( 85 x 41 cm )

 

Cecina, chiesa di S. Giovanni

Evangelista

 

La Vergine, assisa in trono, avvolta in mossi panneggi delle vesti ricadenti aderenti alle gambe, tiene in grembo il Bambino che di profilo, lo sguardo rivolto verso il viso della Madre, trattiene con una mano un lembo del suo manto.

Tracciata con mano incerta, sul basamento è l'iscrizione : IS(T)A FIGURA A FACTA FARE MI / CHELI DE ANTONIUS CECINA 1523.

L'opera presenta alcune incongruenze stilistiche e di esecuzione . L'atteggiarsi del Bambino, dall'accentuato senso del movimento, si contrappone alla rigidità ed alle incertezze nella definizione di alcune parti della figura della Madre, facendo ipotizzare la presenza di due mani nell'opera.

Iniziato da uno scultore cui si possono assegnare la realizzazione dell'impianto delle figure, la definizione del Bambino ed il viso della Vergine, il gruppo può essere stato lasciato incompiuto e completato da un esecutore meno esperto autore delle mani della Madre e dei panneggi del manto.

La figura del Bambino trova un confronto, soltanto iconografico, nella coeva rappresentazione della lunetta di Pandolfo Fancelli e Stagio Stagi dell'altare di san Biagio a Pisa. L'iscrizione attesta come l'opera sia stata scolpita per un committente del borgo di Cecina nella cui chiesa tuttora è conservata.  

Ciborio, Cecina chiesa di San Giovanni Evangelista
Ciborio, Cecina chiesa di San Giovanni Evangelista

 

Ciborio

( altezza 84 cm )

 

Cecina, chiesa di

San Giovanni Evangelista

 

A piana centrale esagonale, il piede ornato da una cornice decorata con un motivo a scanellatura e con una protome di cherubino, il ciborio (piccolo tabernacolo) presenta nelle specchiature ai lati della porticina la raffigurazione dei Santi Giovanni Evangelista e Antonio Abate, inquadrati in nicchie delimitate da una cornice centinata e sormontate da un motivo ornamentale a corolla; sulla portoncina entro un tondo è la raffigurazione della colomba ad ali distese.

Il paramento è scandito da paraste scanalate edè delimitato in alto da una cornice modanata su cui insiste la cupola, a sesto lievemente ribassato, ornata ascaglie e suddivisa a spicchi, sulla quale è stata successivamente collocata una statua di San Giovannino.

La struttura ripropone il modello di ciborio a tempietto già osservato a Monzone, mentre il motivo delle figure scolpite sulle facce richiama il ciborio di  Lorenzo Stagi da Farnocchia, ripreso qui da un lapicida che opera probabilmente intorno al terzo decennio del XVI secolo.

La presenza del San Giovannino è riconducibile al reimpiego del tabernacolo con funzione di fonte battesimale.