Caterina Rapetti

 

Preghiere di Pietra

 

Fivizzano : tra appennino ed area dei marmi

 

Nella Lunugiana, naturale terra di percorsi, l'area più importante, dopo quella interessata dall'itinerario di Monte Bardone, è stato il territorio orientale definito dal corso dell'Aulella con i suoi affluenti Rosaro, Lucido e Bardine. In questa ampia valle che dalla strettoia di Aulla dove si raccorda con quella del magra, si apre poi in un paesaggio di basse colline delimitato da un lato dagli aspri contrafforti delle Apuane e dall'altro dal proseguimento della catena appenninica, per lungo tempo dall'antichità all'epoca moderna, si sono snodati percorsi che portavano sia verso le terre padane che trasversalmente nei territori lucchese e apuano. Soltanto nell'ultimo secolo, scegliendo un differente tracciato per la strada ferrata e l'autostrada, questi paesi sono rimasti un pò ai margini.

Nelle valli orientali lunigianesi si conservano tracce dei più antichi insediamenti; l'uomo del paleolitico ha vissuto in grotte ai piedi delle Apuane, i Liguri hanno lasciato qui ampi segni della loro presenza e per l'epoca romana, della quale fino ad ora poco è stato restituito in Lunigiana, si ipotizza anche in quest'ambito il passaggio dell'importante via Piacenza-Lucca. Numerose sono invece le testimonianze d'età medievale: pievi e cappelle, oggi in paesi spesso isolati e semiabbandonati, attestano culture vive e significative quali sempre si manifestano lungo percorsi in cui si muovono soldati, mercanti e pellegrini e insieme merci e idee.

Passavano talvolta per queste strade anche i santi il cui itinerario costituisce uno degli elementi caratterizzanti per l'ambito del quale qui ci occupiamo, quello della devozione. E' stato osservato ( Golinelli 1986) come il percorso che supera il crinale e raggiunge le terre padane sia costellato dalla presenza di culti identici lungo il proprio asse, culti che accomunavano realtà tra loro oggi molto lontane; un esempio è costituito dalla devozione per San Geminiano, il Santo vescovo modenese, il quale, secondo l'agiografia, avrebbe attraversato questi luoghi nel suo viaggio verso Roma per la guarigione della figlia dell'imperatore Gioviano e proprio ad Alebbio, nel territorio di Fivizzano, in una sosta, avrebbe miracolosamente fatto sgorgare l'acqua. Nelle numerose maestà raffiguranti, accanto alla Vergine, il Santo Vescovo, si ha conferma del persistere di questa devozione anche in epoca moderna.

Comune lungo i due versanti è anche la presenza di San Prospero, cui è dedicata in Lunigiana la chiesa di Monzone, e quella di San Venerio, l'eremita del Tino il cui corpo, secondo la tradizione, venne traslato dalla liguria all'Emilia, attraverso un itinerario lunigianese. Dalla traslazione del corpo di un santo deriva anche il culto per San Terenzo, nel paese omonimo, dove le spoglie del Vescovo di Luni, ucciso durante un viaggio a Roma, furono portate, secondo il racconto agiografico, su un carro trascinato dai buoi, ai quali il corpo era stato affidato a seguito della controversia originata proprio per la collocazione dello stesso.

Rispetto ad altri ambiti fin qui presi in esame, queste valli appaiono dunque connotate da devozioni di origine alto medioevale e perduranti nel tempo, devozioni che sono attestate ancora nelle immagini oggetto della nostra indagine. E' da osservare a questo proposito come sia particolarmente ricca la presenza di bassorilievi marmorei nell'area orientale della Lunigiana; da queste valli potrebbe iniziare un'ideale storia delle maestà lunigianesi perchè qui, prima che altrove, si sono diffuse nel corso del XV e XVI secolo e perchè qui ne permangono ricche testimonianze.

Ai piedi di queste montagne dai cui fianchi si ricava il marmo, un materiale particolare, universalmente apprezzato, alla cui estrazione e lavorazione gli abitanti dei paesi sottostanti erano occupati, le chiese si abbelliscono ben presto di pregiati manufatti marmorei che ancora oggi sorprendono il visitatore, per la loro presenza in ambiti ormai marginali. Ancone marmoree ornarono gli altari di queste chiese nel corso del XV secolo e in quelli successivi, e insieme ad esse apparvero i più piccoli bassorilievi devozionali, espressioni di culti delle comunità o privati. Ancora una volta le strade costituiscono il facile intermediario e destinatario di tali oggetti; lungo gli antichi itinerari che dalla valle del Lucido portavano attraverso Vinca e Forno a Massa e da Tenerano per Gragnana a Carrara, avvenivano gli scambi del sale e degli altri prodotti che i due versanti offrivano e attraverso questi passi, qui prima che altrove, sono giunti i manufatti marmorei. Parroci e rettori di  chiese, membri di confraternite e singoli devoti, sottoscrissero la loro devozione nella dedica di immagini collocate in cappelle lungo i percorsi che salivano ai monti, vicino ai guadi, sui ponti, ai margini del territorio della comunità per segnarne i confini o all'interno dei paesi, in nicchie prospicienti gli spazi comuni dove ci si raccoglieva in preghiera; alcune sono rimaste in situ, altre sono state nel tempo rimosse e ricollocate, di altre ancora, attualmente scomparse, si conserva traccia nelle mppe o più frequentemente nella memoria popolare : numerosi permangono dunque ancora oggi in questo territorio i segni di una consuetudine intensamente radicata e largamente diffusa.

Nelle immagini pervenuteci si coglie l'eco della presenza fiorentina, insediatasi in queste terre nella seconda metà del XV secolo; ne sono un esempio le numerose Madonne con Bambino di chiara impronta toscana, non riscontrabili altrettanto intensamente e precocemente in altri ambiti.

La Signoria consentì d'altronde l' affermarsi in tale ambito di una classe borghese, legata a Firenze, che costituì un committenza culturalmente sensibile ed economicamente disponibile, quale non esisteva nei limitrofi feudi malaspiniani. I più antichi basorilievi, alcuni datati nella seconda metà del XV secolo, raffigurano dunque la Madonna in trono con in braccio il Bambino; successivamente alla Vergine vengono affiancati i santi venerati localmente, San Geminiano, insieme a Sant'Antonio Abate e a sant'Antonio da Padova. Nel corso del Seicento numerosi sono i marmi riproducenti episodi della vita della Vergine o della Passione di Cristo, secondo una tipologia ricorrente in relazione ad una devozione che trova nella formula del Rosario la sua manifestazione più diffusa; tra questi frequente è la rappresentazione dell' Annunciazione, di cui si ripropongono nelle immagini soltanto alcuni esempi, cui seguono la Crocifissione ed altri misteri del Rosario ( la Presentazione di Maria al Tempio, la Presentazione di Gesù al Tempio, l'Incoronazione della Vergine ). Nel 1644 l'omonima Confraternita di Vica dedica un altare marmoreo alla Madonna del Rosario nella chiesa parrocchiale nel quale la nicchia contenete la statua della Madonna con il Bambino è incorniciata da quindici formelle raffiguranti i Misteri, bassorilievi che precedono di due decenni quelli realizzati per i percorsi che portavano al Santuario della Madonna del Monte nel feudo di Pozzo e Montereggio. Legati alla devozione dei luoghi, i piccoli bassorilievi ne diventano testimonianza, talvolta unica, quando gli altri elementi vengono cancellati dal tempo: è il caso del marmo raffigurante San Giorgio attualmente sul portale della chiesa di Aiola, ma proveniente, come ricorda un'iscrizione, dall'eremo dedicato al Santo, eretto da membri dell'Ordine dei Servi di Maria nei monti soprastanti. Della fine del XVI secolo (1596) è l'evento più significativo nella religiosità dell'epoca moderna di queste valli, l'apparizione della Vergine a Fivizzano. Qui un'immagine a stampa, raffigurante la Madonna della Ghiara di Reggio Emilia, Miracolosamente apparsa ad una inferma che l'aveva invocata, dà vita ad una devozione che continua nei secoli trovando numerose attestazioni nei bassorilievi marmorei. Un culto che si colloca sulla scia di quelle devozioni comuni sui due versanti, così vive nella religiosità medioevale, per la cui origine svolge tuttavia un ruolo determinante, segno dei nuovi tempi, l'ormai ampiamente affermata riproduzione a stampa.

Dieci anni dopo, agli albori delXVII secolo, sarà una maestà campestre, un affresco raffigurante la Vergine con il Bambino su un tabernacolo nel territorio di Soliera, ad operare prodigi; il grande concorso di folla e le elemosine portano alla determinazione di costruire una chiesa, il Santuario della Madonna dei Colli verso il quale si rivolgerà in frangenti difficili, in occasione di pestilenze e guerre, tristemente ricorrenti, la devozione lunigianese. Di questo culto si trova riscontro anche in alcuni bassorilievi marmorei ottocenteschi.

Alla fine del XVII secolo giunge anche in queste vallate l'eco della miracolosa apparizione della Madonna dell'edera a Massa e ne appaiono anche alcune raffigurazioni. Il Settecento vede una limitata presenza di immagini che invece troveranno nuovo impulso nel secolo successivo, sia relativamente ai culti locali – nel terzo decennio si diffonde la devozione alla Madonna dei Quercioli di Massa – sia per l'attenzione che i vescovi tributano alle immagini di devozione mediante la concessione di indulgenze.

Costante è nel Fivizzanese, nel corso di tre secoli, la presenza della Madonna delladorazione, come scrive Battaglia (1922) : << una copia dell'immagine si teneva con devozione in ogni famiglia, sopra la porta di molte case si vedeva riprodotta a pennello o scolpita in una targa di marmo. Anche in dimensioni assai grande si vedeva affrescata sul muro di altre case..>>; un culto testimoniato dall'attenzione che tutta la collettività gli riserva. Nel 1764 il Consiglio della Comunità chiede alla Congregazione dei sacri riti di spostarne la festa annuale da novembre a maggio perchè le giornate corte, il pericolo di piogge e di neve ne impedivano in quel mese una adeguata celebrazione, richiesta che venne accolta se, a partire da due anni dopo, la festa ricorre il due luglio. La devozione che, come testimoniani i numerosi bassorilievi, era diffusa in tutta la Lunigiana – tra i primi miracolati la tradizione annovera Cornelio Malaspina, Marchese di Licciana – viene rinnovata solennemente nelle ricorrenze centenarie dell'apparizione e con fervore anche maggiore in occasione dei numerosi terremoti che colpiscono ripetutamente il fivizzanese nel corso dei secoli...

 

 


Madonna con Bambino

cm  75 x 45

XV secolo (1484)

Iscrizione: 1484 / ANTONIO  DA LORANO

La vergine, a figura intera all'interno di una nicchia

incavata nella lastra, tiene ritto accanto a sè il Bambino

che trattiene nella mano un uccellino; motivi floreali

ornano gli angoli superiori del marmo.

San  Giovanni  Evangelista

cm  50 x 35 ca.

XVI  secolo  (1599 )

Iscrizione : DIVO  IOANNI  EVANGELISTAE /....A D  1599

L' evangelista, ad altorilievo sullo sfondo di una nicchia - cornice,

tiene nella mano sollevata un'anfora,secondo l'iconografia

che lo connota nelle raffigurazioni accanto alla croce, e nell'altra il libro; ai suoi piedi l'aquila simbolica.