I FAGIOLI

 

I FAGIOLI "fasc'joi"

 

I fagioli, carne dei poveri, uno dei prodotti importanti insieme alla farina di castagno, al grano e ad altri prodotti locali , che hanno dato la possibilità di sopravvivere alla popolazione di Cecina, non solo in tempo di guerra ma nell'arco di generazioni.

Come si producevano, e poco ancor oggi, i fagioli a Cecina.

Preparazione del terreno "vangàr i fasc'oi ", semina "s'm'nàr i fasc'oi", impalatura "m'palàr", annaffiatura "adaquàr", raccolta "coij'r", battitura "batr i fasc'oi", pulitura "spulàr", conservazione, utilizzo.

La semina dei fagioli avviene a Giugno, nei campi vicino al fiume Bardine e canali d'acqua per poterli annaffiare "adaquàr" più facilmente; nomi dei campi più utilizzati: colèto, suvìa, canoàri, puntuech'io,ecc.;

preparazione del terreno: concimato con sterco di mucca "lutàmo d' vaca" quindi vangato a mano, "sc'rbato" tolta l'erba e "mar'giato " livellato, quindi "s'm'nà" seminato. I solchi venivano fatti con la zappa, tirando la terra vangata, spostandosi all'indietro e finito l'uno si seminava ed il fagiolo seme doveva essere posizionato a 4 dita l'uno dall'altro (lavoro prettamente femminile) e quando si cominciava il secondo solco, la terra tirata con la zappa veniva sollevata e messa sui fagioli del solco precedente per coprirli, ogni 4 solchi "'l brasc'jo" si lasciava un solco vuoto, per il passaggio.

Le piantine di fagioli, nate, a 15-20 cm di crescita, si dovevano "arcalzàr" e si tirava la terra vicino alla base ed intanto si preparava il solco per l'annaffiatura; l'impalatura "m'palàr i fasc'oi" veniva fatta mettendo piccoli pali di legno ( t'i è fà i palèti pr i fasc'oi ? Spesso si sentiva dire fra i paesani) per sostenerli nella crescita e per poterli facilmente raccogliere; i paletti, alti 2 metri o più, si mettevano dopo l'annaffiatura per poterli infilare meglio nel terreno morbido. E così per alcuni mesi, i fagioli, si doveva annaffiarli "adaquàrli", quasi fino alla raccolta a Settembre. L'acqua veniva presa da una "gora", piccolo invaso artificiale, preparata prima arrestando il corso del fiume con pietre e "codgòn" zolle di terra, erba e foglie ed inviata tramite una canaletta (fatta nel terreno) verso il proprio orto e guidata con perizia nei singoli solchi ai piedi delle piantine di fagioli.

....Ricordo che quando dovevo annaffiare i fagioli al Colèto e l'acqua scarseggiava perchè era richiesta e presa dal mulino di Posterla "mulìn d' Pusterla", dovevo andare a chiedere al mulinaro Giusè se potevo aprire la sua chiusa per poter annaffiare e spesso bisognava battibeccare. 

Un'altro ricordo più lontano è l'annaffiatura dei fagioli al Pontevecchio, ivi risiedeva un signore anziano "Primo" con una folta e lunga barba, quando mia madre mi chiedeva di accompagnarla, ed io ero molto piccolo 5-6 anni avevo letteralmente terrore, anche perchè ogni volta che mi vedeva mi correva incontro dicendomi  " ti mangio". Ancora oggi dopo oltre 55 anni mia madre mi dice che "Primo" era la persona più buona del luogo......

La raccolta dei baccelli avveniva quando erano maturi, gialli, a settembre, e spesso si chiamavano persone ad aiutare "aidàr", si mettevano nei sacchi di juta e trasportati in spalla, " 'n còlo" dagli uomini o sulla testa con "l' coròiolo "(ciambella di stoffa arrotolata sul capo) dalle donne, fino a casa, facendo lungo il tragitto fatto di viottoli impervi, soste con appoggio "sponàr "del carico su muretti di sasso.

La fase ultima era la pulitura dalla buccia "guscia". I fagioli venivano messi a finire di seccare nell'aia "ara" (n't' l'ara d'Abramo o d' Francè) posizionati a quadrati, ognuno il proprio, quindi , pronti venivano battuti "batr i fascioi"con dei piccoli bastoni di frassino o nocciolo ( leggeri per non rompere il frutto) e così fuoriusciva il fagiolo pulito; sembrava di ascoltare musica, con il susseguirsi dei colpi dei bastoni sulle bucce secche ed insieme il chiacchericcio delle donne. Per la pulizia più raffinata si usava alla fine la "vasòra" attrezzo a forma di coperchio' rettangolare, in legno rovesciato per "spulàr i fasc'ioi" e pulirli bene.

Quindi messi in sacchi di lino si conservavano per lungo tempo nelle cantine-magazzini.

L'utilizzo dei fagioli era prettamente nella preparazione del minestrone "m'n'stròn coi fascioi", condito spesso con lardo o con il "buzòn" (buzòn:grasso scarto mantenuto con concia e sale nella vescica del maiale) questo condimento, battuto (tritato) con la mezzaluna, a noi bimbi non piaceva molto perchè rimanevano pezzettini di grasso abbastanza consistenti e la loro acidità dava in gola; ma anche lessati, oppure "accomodati" con conserva di pomodoro, salvia e salsiccia.